
Seguono valigia fatta in mezzora e rigorosamente all’ultimo secondo, partenza verso aeroporto di Stansted (damn, I hate it!) all’alba con più o meno venti minuti di sonno in corpo e l’urlo e le lacrime di gioia – imbarazzanti, ma troppo noi – nel ritrovare la mia compagna di viaggio tra un gate e l’altro all’aeroporto di Malaga.
E che l’avventura abbia inizio.

Fatte le presentazioni con Pina, nonostante il caldo e le zero ore dormite ci siamo subito messe in movimento direzione Tarifa, la nostra prima tappa.
Appena arrivate nel nostro agriturismo senza insegna e non poco difficile da trovare, ci siamo fiondate in spiaggia. La nostra prima passeggiata con vista sull’Africa é stata incorniciata da un tramonto così.

Siamo rimaste a Tarifa tre giorni, visitando ogni giorno almeno due spiagge diverse. Dalla mecca del kitesurfing Playa de Valdevaqueros alla patria degli hyppie o presunti tali a Caños de Meca, passando per Zahara de los Atunes, Cabo de Trafalgar e Bolonia.
Il terzo giorno ci siamo concesse una gita aldilà del mare di poche ore per raggiungere il Marocco. Nonostante i prezzi proibitivi e i tempi assurdamente lunghi di viaggio e di controllo passaporti sul traghetto, all’ora di pranzo siamo sbarcate a Tangeri.
Inebriate di odori e colori ci siamo volutamente perse nell’antica Medina di questa misteriosa cittadina e, dopo una lunga camminata tra i vicoli della Kasbah, ci siamo fermate per un pranzo al poetico El Morocco Club.
Prima di riprendere il traghetto per Tarifa siamo state letteralmente stregate dal Cafè Hafa. Sorseggiare un mint tea ammirando l’Oceano Atlantico che s’incontra con il Mar Mediteranneo è stata un’esperienza indimenticabile.
Fondato nel 1921, il Café Hafa era frequentato dai Beatles, Paul Bowles, Allen Ginsberg e i Rolling Stones. Purtroppo ora é chiuso, perché sembra che una delle sue mitiche terrazze fossero abusive. Spero riapra prestissimo perché é davvero un posto magico.

Paese tipicamente andaluso, Conil è un tripudio di casette bianche e viuzze strette che incorniciano meravigliose spiagge dorate. Gli abitanti, come il signor Antonio, sono tutti cordiali e fieri del loro pittoresco borgo che consiglierei a tutti di visitare.
Nonostante il poco tempo a disposizione, ci siamo concesse almeno tre delle numerose passeggiate sapientemente organizzate e tracciate con colori diversi tra le vie della città. – ah! se solo la mia Venezia fosse in grado di amarsi un pò di più… -.
Siamo cosí riuscite ad ammirare Barrio de Santa Maria, Plaza de San Juan de Dios, Iglesia de San Agustin, Plaza de Espana y Monumento alas Cortez e il Castillo de San Sebastian.
Sempre a Cadice ci siamo riempite gli occhi di uno spettacolare tramonto sull’Oceano Atlantico e abbiamo incrociato per caso un emozionante concerto popolare.

Con Cadice nel cuore si siamo rimesse in movimento direzione Malaga, ultima tappa del nostro tour.
Indimenticabili i paesaggi andalusi dei circa 200 chilometri macinati in poche ore: io, Jo, Pina, i mulini a vento, il sole e le colline arancioni. Sottofondo musicale Radio Los40.Malaga in realtà ci ha un pò deluso. Dopo una settimana di gente cordiale e natura pressochè incontaminata, ci si è presentata davanti una città moderna fin troppo dedicata al turismo da crociera. Niente di più lontano dalla nostra concezione poetica di viaggiare…
La città merita comunque una tappa, e consiglio assolutamente di visitare il Museo Picasso ospitato nel cinquecentesco Palacio de Buenavista.
Oltre a poter ammirare numerose opere di uno dei miei artisti preferiti nato proprio a Malaga nel 1881, io ho avuto la fortuna d’imbattermi in un’inaspettata sorpresa. Quando ho visitato il museo, era infatti in corso una mostra temporanea dedicata a Dennis Hopper, apparso affianco a James Dean in Gioventù bruciata e regista di Easy Rider.Finisce qui il racconto del nostro indimenticabile road trip in Costa de la Luz.
Le emozioni da portarsi nel freddo inverno londinese/milanese però non mancano.

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