
Ogni anno è la stessa storia: io ci provo.
E questa volta ho perfino superato me stessa facendo l’albero l’8 Dicembre, come da tradizione.
Mentre me la ridevo con le mie coinquiline tra un addobbo e l’altro quasi non mi sono accorta che, orecchie da renna in testa e fastidiosissime musichette di Natale in sottofondo, lo spirito natalizio si stava impossessando di me…
Il tutto è purtroppo riuscito a durare solo un paio di giorni.
Periodo breve ma intenso in cui ho perfino cercato di stilare una lista di regali da N O N fare all’ultimo minuto e di seguire con finto interesse le accensioni di luci natalizie nelle vie principali di Londra.
Carine eh, nulla da dire ma… state calmi, perdio, sono solo delle luci. Non c’è bisogno di dedicarci ogni anno 800 servizi al telegiornale più altrettanti articoli sui quotidiani!

Comunque, dicevamo, io ci ho provato.
Ci ho messo dell’impegno, nella mia disperata ricerca di mantenere vivo lo spirito natalizio fino alle 23.59 del 25 Dicembre.
Purtroppo però, anche questa volta, non ce l’ho fatta.
Dopo qualche giorno già non sopportavo più la calca in metro e per le strade che per andare da Oxford Street a Piccadilly ti ci volevano minimo un’ora, l’elmetto e i parastinchi.
Gente isterica per comprare un panino da Pret, isterica in fila alla macchinette per ricaricare la Oyster, isterica da Boots per comprarsi un fondotinta, … ISTERICA.
Anche quest’anno ho mal sopportato gli striminziti cappellini da Babbo Natale indossati dai poveri commessi/camerieri, gli auguri fatti a forza o “perchè sta bene”, gli abbracci falsi, i sorrisi di plastica, i discorsi troppo mielosi e le parole di rito ripetute a nausea.
Non so dove ho ultimamente letto una grande verità: il Natale amplifica tutto.
La gioia, l’amore e la felicità ma anche il dolore, la tristezza e le mancanze.
Ecco… a parte quel Suo posto vuoto per la prima volta e quel mio doverle fare gli auguri lì, dove perfino la pioggia faceva troppo rumore, posso ritenermi fiera del mio Natale non amplificato.
Ho scelto di fregarmene: non ho cercato di nascondere la mia non appartenenza, non ho sofferto per le solite incomprensioni e non ho mandato messaggi inutili.
Ho tenuto lontane persone più o meno desaparecidos gli altri 364 giorni dell’anno e non mi sono fatta innervosire dalle due ore di ritardo che la mia amata British Airways mi regala da qualche anno a questa parte durante i miei spostamenti natalizi.
Non mi sono lamentata, non mi sono incazzata, non mi sono stressata.
Mi sono solo limitata a sognare il mio SILENZIOSO 26 dicembre sul divano con la Tina, a casa mia, senza nessuno intorno.
Certo, anche io ho vissuto dei bei momenti, questo Natale.
E così, mentre tolgo una pallina alla volta dal nostro – devo ammetterlo, è proprio bellino! – alberello di Natale, tra un brillantino e l’altro cerco ancora la magia degli abbracci with The Girls durante il nostro imperdibile aperitivo. Cerco il sorriso che sicuramente avrà avuto mia zia mentre guardava il video della mia Tina dal suo nuovo smartphone regalatole per sentirci più vicine, le corse che le persone che davvero mi amano hanno fatto per vedermi anche solo per quindici minuti e il “grazie per essere venuta da così lontano” della mia sempre più piccola nonnina..
Ops! Senza nemmeno accorgermene sono alla seconda tradizione rispettata: sto disfando l’albero il sei di Gennaio!
Piccole grandi soddisfazioni: in fondo io, la speranza, non la perdo.
Chissà, magari il prossimo sarà Natale anche per me.
Nel frattempo…
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