

Corri.
Salti su un taxi.Segue il solito teatrino di saluti: un’ora al massimo per ogni persona, non un minuto di più.
48 ore e sei di nuovo su un aereo.
Treno.
Taxi.
Ricordi indelebili di Natali vissuti quasi a metà, tra una corsa e l’altra.
Poi arriva un giorno in cui decidi che é arrivato il momento di fermarti.
Di mandare a fanculo gli orari, i taxi, i treni, gli aerei.
E vivere un po’ di più le persone, i luoghi che in fondo sono sempre stati lì ad aspettarti, quasi non te ne fossi mai andato.
In quest’inizio di anno nuovo pieno d’incertezze, porto con me le risate con la mia defi amica di sempre. I nostri non-Natali a passeggiare sotto temperature illegali in una città deserta, solo per noi.
Porto il silenzio del mare d’inverno, che ho voluto salutare il primo di Gennaio, quasi fosse di buon auspicio.

Porto le tradizioni che non ricordavo più, che mi hanno fatto brillare gli occhi come una bambina.


Porto la calza della Befana che mia zia mi ha regalato nonostante la mia – tenera! – età.
I compleanni.Le ore intere sul divano con la Tina.
Telefono spento e il mondo – e il freddo! – chiusi fuori.
I libri.
Porto tutto questo nel cuore che non è mai stato più sereno.
E scusate se è poco.
