

Musica, brindisi e 20 gradi a Gennaio: la magica Istanbul ci ha accolte così.
E viste le premesse di nevicate in arrivo e di allerta terrorismo con relative preoccupazioni e paranoie di chi ci vuole bene, direi che non poteva darci il benvenuto in maniera migliore.

Dopo un meraviglioso volo di qualche ora con la Turkish airlines – che non ha avuto nulla a che fare con quello di ritorno con la mia amata BA, aka British Airways, che in questo caso non ha retto il confronto – siamo arrivate nell’unica città al mondo divisa tra due continenti.
Europa e Asia convivono in questa metropoli di ben 15 milioni di abitanti. Un aggrovigliarsi di culture, suoni e profumi che ti affascinano e sorprendono ad ogni angolo.
Anche la scelta del Boutique Hotel No 18 non poteva essere più azzeccata: posizione e accoglienza super e camera carinissima.
Nemmeno il tempo di metter giù le valigie e siamo già in mezzo alle stradine di Beyoğlu, immerse nell’allegra atmosfera tutt’intorno a noi.
A cena, i nostri simpaticissimi vicini di tavolo tentano – INVANO! :'( – di farci pronunciare Teşekkür ederim (in turco grazie) tra un brindisi di raki e una strimpellata di chitarra.
Il risveglio del giorno dopo, nella magica Istanbul, é un qualcosa di speciale e di mai provato prima. Il richiamo dei muezzin riecheggia in tutta la città ed è una sensazione unica.
Ci facciamo trasportare dal fiume di gente che attraversa Istiklal Caddesi (la via dello shopping e dei locali di Istanbul) e arriviamo a Piazza Taksim, immensa e carica di storia.
Con la metropolitana – la seconda più antica del mondo, dopo quella della mia Londra – raggiungiamo Eminönü. Da qui c’imbarchiamo su di un traghetto per un tour sulle acque del Bosforo.
Per circa due ore veniamo cullate dal lento dondolio e dal volo dei gabbiani, mentre le sagome delle moschee fanno capolino qua e là tra i colli della città.

L’aperitivo non poteva che essere al Leb-i Derya: appena entrata ho come sentito un tuffo al cuore per la troppa bellezza.
Dalle sue vetrate si vede tutta la città. E ammirarla da lassù, con la luce rosa del tramonto e i canti dei muezzin ad accompagnarla verso la notte, la fa sembrare ancora più bella.

Il resto dei giorni nella magica Istanbul scivolano veloci tra visite alle stupende Aya Sofya, Moschea Blu, Basilica Cisterna, Torre Galata e Hippodrome.
Seguono infinite passeggiate nelle incasinatissime viuzze laterali, un giretto sul nostalgico tram rosso e ovviamente il Gran Bazar.



Il tutto accompagnato da assaggi di dolcetti strepitosi e cenette in locali tipici – uno su tutti Lokanta Helvetia.
Degne di nota anche le chiacchere improbabili (per via della differenza linguistica abissale) con i gentilissimi e cordialissimi abitanti della città.
E poi ci sono i gatti, veri e propri secondi cittadini di Istanbul, che sembrano guidarti alla scoperta delle mille sfumature della città.
Li si può incontrare ovunque, tra i bar, i ristoranti e perfino dentro le moschee.
Sono loro i veri guardiani della magica Istanbul, una città che mi ha davvero affascinata e che vorrei fosse il punto di partenza per uno dei miei prossimi viaggi, magari alla scoperta della Turchia.

